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Il mio Approccio alla nutrizione

Biologia funzionale e PNEI. Il dialogo interiore tra Mente e Corpo

Ho scelto questo tipo di approccio perché praticare Biologia in chiave funzionale significa avere una visione integrato dell’individuo. Questo, in altri termini, significa non gestirlo come se fosse solo “un caso clinico”, ma considerandolo come UN SISTEMA COMPLESSO, costituito cioè da diverse componenti unite tra loro in modo DINAMICO. Tale è la cosiddetta “Teoria della Complessità”, che, a sua volta, si può esprimere in biologia umana solo con un approccio sistemico alla vita, alla salute e alla malattia.

Nell’ambito della biologia funzionale rientra la P.N.E.I., approccio a me molto caro, poiché profondamente interdisciplinare, che nasce dalla necessità di soggettivizzare le cure per ogni singolo individuo.

Il principale elemento unificante del paradigma P.N.E.I. si esplicita nella comunicazione e nel dialogo tra i Sistemi psico-neuro-endocrino ed il Sistema immunitario; tali variazioni possono verificarsi consequenzialmente all’influenza di genetica, imprinting, ambiente ed emozioni. Per esempio, a tal proposito, anche la componente emotiva merita di essere presa sempre in considerazione! Secondo la P.N.E.I., infatti, può essere anch’essa causa o concausa dell’evolversi di una patologia. In questo meccanismo, il Sistema Nervoso Centrale (e più nello specifico il nostro cervello, depositario della psiche) non è isolato dal contesto in cui vive, ma è interconnesso sia organicamente che funzionalmente con tutte le strutture fisiologiche che costituiscono l’individuo e svolge il ruolo di trait d’union tra l’aspetto emotivo e quello biologico dell’individuo, mettendo queste due dimensioni in relazione tra loro e con l’AMBIENTE in cui l’individuo vive.

Questo avviene grazie al fatto che il nostro SNC è in grado di raccogliere input tramite afferenze (messaggi che dall’ambiente arrivano al corpo) e le elabora per dare poi delle risposte tramite efferenze (risposte che vanno dal corpo all’ambiente) che influenzano sia la fisiologia propria dell’individuo, che la risposta dello stesso verso il mondo che lo circonda.

Ecco dunque che diventa fondamentale comprendere che se lo stimolo che viene percepito dall’esterno è di natura stressogena (alimentazione errata, inquinamento ambientale, inquinamento acustico, iatrogenesi, ma anche conflitti interiori, paure, preoccupazioni, ecc) diventa persistente, allora la nostra capacità adattativa verrà impegnata a tal punto da disregolare progressivamente i sistemi psico-neuro-immuno-endocrini e metabolici, causando inizialmente sintomatologie vaghe ed aspecifiche (stanchezza cronica, alterazione del ritmo sonno/veglia, disturbi gastrointestinali, sudorazioni notturne, ecc) fino ad arrivare, col perpetuarsi nel tempo di questi stimoli negativi, all’insorgenza di una patologia.

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